Richieste in deciso aumento: alcune località tornano sui livelli 2019, in affanno le città. Si allungano i soggiorni da 11 a 19 notti, ma salgono le disdette in base agli appuntamenti dei vaccini
Due o tre settimane in riva al mare in smart working o un long weekend in una città d’arte. Il mondo degli affitti brevi tenta di rialzare la testa dopo la pesante crisi causata dal Covid-19. Un settore che è rimasto completamente bloccato dal momento in cui è scoppiata la pandemia e tutti abbiamo riposto le valigie nell’armadio nella speranza di tornare a farle.
«Oggi assistiamo a due grandi tendenze. Nelle città, che si sono svuotate con la pandemia, molti proprietari che si erano rivolti al segmento locazioni a breve perché avevano seconde case inutilizzate o perché scottati dall’affitto standard 4+4, sono in realtà tornati proprio a quest’ultimo – racconta Marco Celani, fondatore di Italianway e presidente di Aigab, associazione italiani gestori affitti brevi -. Per dare una dimensione del fenomeno a Milano dai 21mila annunci online del dicembre 2019 si è passati agli 8mila di un mese fa. Un mercato che si è più che dimezzato perché molti appartamenti prima destinati agli affitti brevi sono oggi entrati nel circuito a lungo termine. Un trend che accomuna tutte le città. La seconda tendenza riguarda, invece, le località stagionali di mare e montagna, dove gli annunci di case da locare a breve termine sono aumentate online o offline perché già dallo scorso anno si è visto che molte persone preferivano andare in casa piuttosto che in hotel. Da segnalare anche una forte attrazione verso località secondarie. Anche se in diversi casi gli affittuari si focalizzano su periodi lunghi di oltre un mese per fare smart working da luoghi di vacanza insieme alla famiglia». E questo non rientra negli affitti brevi (sotto i 30 giorni).
Ripresa del mercato ancora lenta
Nei numeri la ripresa è ancora lenta, soprattutto perché per le località di vacanza la stagione sta iniziando proprio in questi giorni ed è difficile incorporare domanda e occupazione nei dati. Sicuramente, racconta ancora Celani, c’è stato un crollo dell’occupazione nel 2020, dovuto in primis al fatto che come spiegato in quell’anno si sono avute meno notti disponibili rispetto ai periodi precedenti.
«Sono scese anche le tariffe – dice l’intervistato – perché sono mancate le destinazioni city, storicamente le più care. Per il 2021 vediamo tariffe stabili, sottoposte alle stesse dinamiche». Ma da Aigab segnalano anche che si sta allungando il periodo di permanenza. Un soggiorno dura in media 19 notti, due anni fa 11 notti.
“Sole. 24h”
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